Che cos’è l’idrokinesiterapia?

Il termine idrokinesiterapia deriva dal greco ydor (acqua), kinesis (movimento) e therapeia (terapia). Attualmente sotto questo nome si identifica quella branca della medicina riabilitativa che sfrutta le proprietà fisiche dell’acqua a scopo terapeutico e riabilitativo. L’utilizzo di questa metodica è vario: può essere applicato a patologie di tipo ortopedico, traumatologico, neurologico, linfatico, cardiologico, pediatrico ecc, senza la necessità di avere competenze natatorie. Lo scopo di queste proposte riabilitative in acqua non è quello di riprodurre ciò che è possibile effettuare in ambiente gravitario, ma quello di favorire i processi di apprendimento, il lavoro percettivo e di ricerca dell’equilibrio sfruttando le proprietà offerte da questo ambiente microgravitario. L’acqua è, quindi, un ambiente in cui è possibile creare ed ipotizzare modalità riabilitative che potranno e dovranno essere sempre individualizzate e finalizzate al raggiungimento di obiettivi concreti, mai fine a se stessi. È opportuno considerare l’idrokinesiterapia come trattamento complementare e sinergico delle sedute fisioterapiche a secco e non come un elemento di sostituzione.

L’acqua, come setting terapeutico, è  un ambiente che permette  di evocare al massimo tutte quelle che sono le potenzialità psicomotorie dei pazienti sfruttando alcuni principi fondamentali della rieducazione neuromotoria e delle leggi fisiche dell’acqua.  Sono tre le proprietà fisiche sfruttate maggiormente in Idrokinesiterapia:

  1. Galleggiamento;
  2. Resistenza all’avanzamento;
  3. Pressione idrostatica (Principio di Pascal).

La temperatura che generalmente viene utilizzata in acqua durante la seduta di idrokinesiterapia, a parte particolari situazioni legate a specifiche patologie, va dai 31°ai 33°.

Il Metodo A.S.P.

Quando si parla di Idrokinesiterapia (IKT o riabilitazione svolta in acqua) non si può pensare di eseguire in acqua le consuete tecniche riabilitative svolte a terra, in quanto il sistema osteo-articolare, muscolo-tendineo e neurologico si comportano in acqua in modo diverso rispetto a quando il paziente si trova a secco. Il metodo A.S.P. nacque dalla necessità, quindi, di improntare una tecnica nuova che tenesse conto principalmente delle proprietà fisiche dell’acqua e della situazione morfofunzionale del soggetto. L’Approccio Sequenziale Propedeutico è un metodo di lavoro eseguito in acqua i cui principi emergono già dalla sua definizione. Per Approccio si intendono tutte le procedure messe in atto per l’ambientamento, la valutazione e l’acquaticità del paziente in relazione alla patologia trattata, mentre Sequenziale e Propedeutico sono le caratteristiche del lavoro svolto; è un approccio, una modalità di valutazione e trattamento del paziente in acqua che viene sottoposto ad esercizi Sequenziali, cioè di difficoltà crescente, in modo tale che ogni esercizio successivo venga proposto solo una volta acquisito il precedente, procedendo dal semplice al complesso, e Propedeutico perché propone sequenze di esercizi che inizialmente permettono l’ambientamento, la confidenza e l’adattamento del paziente in acqua e successivamente, aumentando la difficoltà degli esercizi proposti, permette il miglioramento delle performance fino all’acquisizione della totale autonomia in acqua. La sequenzialità di questo approccio è permesso dalla possibilità di aumentare o diminuire le difficoltà degli esercizi variando alcuni parametri:

  • Uso degli ausili: sono elementi galleggianti che secondo l’utilizzo che se ne fa possono agire dando sostegno, resistenza o risultare un ostacolo, stabilizzando o destabilizzando l’equilibrio. Possono essere a volume variabile o non.
  • Volume degli ausili: la variazione di volume è relazionata all’obiettivo che ci si propone. Nel caso di una ciambella, risulterà facilitante se sgonfiata e più destabilizzante se gonfiata poiché porterà all’aumento della spinta idrostatica.
  • Livello dell’acqua: più è alto il livello, più è alta la difficoltà.
  • Superficie: una maggiore superficie aumenta la stabilità, diminuendola, la posizione diventerà più instabile.
  • Volume polmonare: il volume respiratorio dell’uomo è incomprimibile, con l’ispirazione il corpo del paziente emergerà, con l’espirazione si immergerà, caratteristica sfruttabile negli esercizi quando si sarà acquistata una migliore acquaticità.
  • Velocità di esecuzione del movimento: un movimento più lento è più controllato, facile da interiorizzare e apprendere ma più difficile da controllare, uno più veloce richiede uno sforzo maggiore poiché aumenta la resistenza idrodinamica e la turbolenza dell’acqua ma necessità di un minor controllo.
  • Peso: può variare il rapporto di galleggiamento tra le parti immerse e non.
  • Presenza di punti fissi: sostengono il paziente, sono utili soprattutto all’inizio del trattamento per far acquisire sicurezza nell’ambiente e man mano diminuiti ed eliminati.

La variazione di questi parametri permette di impostare un percorso riabilitativo di difficoltà sempre crescente. Fondamentale però è soffermarsi sull’ambientamento che è considerato parte integrante del trattamento, grazie al quale i risultati saranno sicuramente migliori con il paziente sicuro e in confidenza con l’ambiente in cui si trova. Il tutto poi ha un risvolto anche sociale, poiché il percorso riabilitativo ha lo scopo di rendere autonomo il paziente nell’ambiente acqua, autonomia che potrà essere sfruttata, poi, anche fuori dal contesto riabilitativo.

Gli obiettivi del metodo A.S.P., indifferentemente dal tipo di patologia si possono riassumere in:

  • Recupero funzionale;
  • Recupero analitico;
  • Recupero psicomotorio;
  • Miglioramento della funzione respiratoria;
  • Miglioramento della funzione cardio-circolatoria;
  • Miglioramento della funzione vescicale e intestinale;
  • Obiettivi ricreativi ludici, sociali e sportivi.

La  riabilitazione in acqua è rivolta a pazienti con esiti di patologie di varia natura a carico del:

  • Sistema nervoso centrale (SNC).
  • Sistema nervoso periferico (SNP): lesioni midollari.
  • Ortopedico-traumatologico: artroprotesi articolare, ricostruzione legamentosa, meniscectomia, scoliosi, ernie discali, lussazioni e distorsioni articolari, esiti di interventi chirurgici, algie vertebrali, artrosi, osteoporosi, amputazioni, patologia di spalla (spalla dolorosa, periartrite, capsulite).
  • Vascolare: intervento di mastectomia, linfedema arto superiore ed inferiore.
  • Disturbi psicomotori: di origine cerebro lesionale (paralisi cerebrali infantili, tetraparesi e diparesi spastica), cerebro disfunzionale e/o caratteriale, autismo, problematiche relazionali, goffaggine motoria.
  • Reumatologia: artrosi, gonartrosi, coxartrosi, malattie reumatiche, artrite reumatoide.
  • Sindromi neuromuscolari.
  • Sclerosi multipla.
  • Disturbi della coordinazione motoria (atassia).
  • Spina bifida.
  • Patologie cardiache (in equipe con medici specialisti).
  • Pneumologia: Insufficienza respiratoria (es. di training respiratorio).

Le controindicazioni all’ingresso in acqua sono:

  • Qualsiasi malattia in fase acuta.
  • Patologie coronariche gravi.
  • Patologie respiratorie gravi.
  • Problemi dermatologici in fase acuta.
  • Ulcere da pressione.
  • Ferite non guarite.
  • Sinusiti bronchiti.

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