Articolo del 20/04/2023

I fibromi uterini, pur essendo formazioni benigne, rappresentano una patologia ginecologica rilevante e possono compromettere sensibilmente la qualità della vita della paziente. Per questo motivo è importante non rimandare i controlli ginecologici che, salvo diverse indicazioni dello specialista, devono essere annuali e, una volta diagnosticato un fibroma, tenerlo monitorato seguendo le prescrizioni del proprio ginecologo e facendo attenzione a quei campanelli d’allarme che possono indicare la necessità di un intervento tempestivo.

Approfondiamo l’argomento con il Dott. Monti specialista in Ginecologia della clinica ArsbioMedica.

Dolore addominale e mestruazioni abbondanti: i sintomi del fibroma uterino

I fibromi uterini sono formazioni di natura benigna che interessano il tessuto muscolare dell’utero, in particolare nelle donne in età fertile. Presentano caratteristiche variabili, per dimensioni, forma, collocazione ed evoluzione. I fibromi possono manifestarsi in maniera silente o asintomatica, motivo per cui possono venire individuati casualmente durante una visita ginecologica di controllo, ma anche essere associati a sintomatologia specifica.

I sintomi correlati ai fibromi uterini sono svariati e vanno da un sanguinamento abbondante durante le mestruazioni, a dolori mestruali e addominali accentuati, a dolore durante i rapporti sessuali, a minzioni più frequenti o a una sensazione di “peso” addominale causate da una compressione della vescica. Anche l’anemia può essere una condizione associata al fibroma uterino. Le pazienti che dovessero riscontrare la presenza di tali sintomi, dovrebbero consultare uno specialista ginecologo, che potrà diagnosticare l’eventuale presenza di fibromi o, in caso di fibromi già noti, ipotetici cambiamenti volumetrici.

Una volta diagnosticato il fibroma, il ginecologo, in base alla sintomatologia riportata dalla paziente e ad altri elementi tra cui l’età e la storia clinica e riproduttiva, saprà indicare il percorso di cura più adatto, che può essere sia farmacologico, sia chirurgico, sia di attesa.

I rischi di una diagnosi tardiva

Fibromi diagnosticati in ritardo, se associati a sintomatologia importante, o la presenza di fibromi multipli e voluminosi, può comportare un intervento d’urgenza e l’impossibilità di salvaguardare l’utero della paziente.

Quando si presenta una situazione clinica del genere, in particolar modo se la paziente è in età riproduttiva, la prima opzione è quella di considerare un trattamento medico o chirurgico conservativo, cercando dunque di evitare l’asportazione dell’utero. Ad oggi sono infatti disponibili trattamenti farmacologici grazie ai quali si possono evitare i trattamenti demolitivi, preferibili in donne che hanno superato la menopausa.

Fibromi e gravidanza

I fibromi possono presentarsi in maniera asintomatica anche durante la gravidanza e alcune tipologie di fibromi possono comprometterla o condizionarla significativamente. I fibromi sottomucosi, infatti, possono ostacolare impianto e sviluppo dell’embrione, arrivando anche al rischio di aborto. I fibromi intramurali possono invece indurre un parto prematuro, per un possibile aumento dell’attività contrattile uterina. Inoltre, in gravidanza alcuni fibromi aumentano di volume, soprattutto nel primo periodo della gestazione, e talvolta provocano dolori e, se molto voluminosi, malposizionamenti fetali.

La tecnica chirurgica si adatta alla dimensione

In genere, dimensioni, mappatura del numero dei miomi e posizione, insieme al desiderio di gravidanza della donna, sono fattori importanti nell’indicazione all’intervento chirurgico. Se la donna desidera una gravidanza, quindi, l’asportazione chirurgica è la scelta risolutiva. Prima di decidere l’intervento, però, è necessaria la valutazione con esami diagnostici, dall’ecografia tradizionale, alla sonoisterografia, ovvero un’ecografia di secondo livello che prevede l’iniezione di soluzione fisiologica nella cavità uterina per poter valutare quanto il fibroma sia inserito in utero.

L’asportazione si può effettuare con tecniche mininvasive diverse sulla base della dimensione del mioma uterino: se di grandi dimensioni, possono essere rimossi in minilaparoscopia, mentre l’isteroscopia, altra tecnica mininvasiva, è più indicata per fibromi di dimensioni ridotte in posizione sottomucosa. Invece, i fibromi sottosierosi e intramurali, cioè nella parete dell’utero, possono essere asportati solo con tecnica laparoscopica o laparotomica tradizionale. L’intervento in laparoscopia richiede l’anestesia generale e 2-3 giorni di ricovero, mentre l’isteroscopia prevede solo una sedazione profonda, ed è possibile tornare a casa il giorno stesso. Quest’ultima rappresenta il “gold standard” per lo studio dei miomi intramurali e sottomucosi, perché permette di ottenere informazioni sulle dimensioni, la localizzazione, la distanza dalle tube, la presenza di patologie concomitanti .

In ogni caso, durante la visita di controllo fissata a 30 giorni dall’intervento di asportazione, parlandone con il ginecologo, sarà possibile pianificare quando iniziare a cercare la gravidanza. Infatti, i tempi di cicatrizzazione dell’utero potrebbero richiedere fino a qualche mese.

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