chirurgia protesica

Articolo del 04/06/2025

La chirurgia protesica dell’anca rappresenta oggi una delle soluzioni più efficaci per migliorare la qualità di vita di pazienti affetti da artrosi avanzata, necrosi o altre patologie degenerative che compromettono il corretto funzionamento dell’articolazione. Negli ultimi anni, l’attenzione si è spostata sempre più verso approcci chirurgici che, pur garantendo un risultato funzionale ottimale, siano in grado di ridurre al minimo l’invasività dell’intervento.

La richiesta crescente di tecniche meno traumatiche per l’organismo nasce dall’esigenza di abbreviare i tempi di recupero, limitare il dolore post-operatorio e ridurre il rischio di complicanze, come le infezioni, soprattutto nei pazienti anziani o con comorbidità. In questo contesto, l’accesso mini-invasivo diretto superiore si sta affermando come una delle opzioni più interessanti e promettenti: consente infatti di preservare in larga parte i tessuti molli e garantisce un ritorno più rapido alla deambulazione e alle attività quotidiane.

Approfondiamo l’argomento con il Dottor Marco Villa, ortopedico e specialista in chirurgia protesica delle anche e delle ginocchia, della clinica ArsbioMedica.

Qual è l’accesso chirurgico che garantisce un grado di recupero e soddisfazione migliore?

La chirurgia ricostruttiva dell’anca è molto variabile nei suoi approcci chirurgici. Esistono tantissimi approcci chirurgici come:

  • L’approccio chirurgico inguinale,
  • l’anteriore,
  • l‘anterolatelare,
  • il laterale,
  • il posteriore,
  • il mini posteriore,
  • i doppi accessi.

Io, personalmente, seguo un accesso mini-invasivo che è stato ideato da pochi anni. È un accesso chirurgico che si chiama diretto superiore.

Il motivo per cui io ho scelto questo tipo di accesso mini-invasivo sono diversi:

Innanzitutto perché quest’approccio chirurgico risparmia molto i tessuti molli. Cioè le strutture muscolari, tendinee, capsulari, legamentose che governano il movimento dell’anca. Questo approccio fa parte di quella categoria di accessi chirurgici mini-invasivi che danneggiano di meno i tessuti muscolari, in quanto attraversano i muscoli, passando tra i legamenti senza sacrificarli.

Quali sono i vantaggi di questo approccio chirurgico?

Questo approccio chirurgico ha diversi vantaggi come per esempio:

  1. Recupero più veloce. Il paziente ha un vantaggio di qualche settimana su un approccio tradizionale, perché recupera uno schema del passo corretto prima.
  2. L’accesso chirurgico mini-invasivo è un accesso chirurgico meno esteso rispetto al tradizionale. Questo comporta un’inferiore perdita di sangue. Quindi un sanguinamento più contenuto è un rischio quasi nullo di effettuare una trasfusione di sangue dopo l’intervento.
  3. L’intervento è molto rapido. Con questo approccio è possibile effettuare un impianto regolare senza particolari difficoltà in meno di un’ora. La media è intorno ai 30 minuti. Questo è un motivo fondamentale per cui ho scelto questo approccio.

La velocità è importante perché riduce il sanguinamento e i tempi dell’anestesia, ma soprattutto per ridurre una complicanza che io reputo la più temibile nella chirurgia protesica che è l’infezione. Più un intervento dura poco è più l’infezione della prozi diventa una rarità.

Perché questo approccio permette di eseguire interventi di protesi bilaterale?

Questo accesso mini invasivo, grazie alla riduzione dei tempi operatori, la riduzione dei tempi anestesiologici e del sanguinamento, ci permette di effettuare diversi casi di protesi bilaterale.

Questo rende possibile operare l’anca destra e l’anca sinistra contemporaneamente. Ciò permette di risolvere con una sola anestesia e con una sola riabilitazione due problemi al paziente che da altre parti dovrebbe fare in tempi separati.

Lei si occupa solo di chirurgia protesica dell’anca?

Non mi occupo esclusivamente di protesi d’anca, perché la mia chirurgia è fatta per metà di protesi di anca e per metà di protesi di ginocchio.

Se parliamo di protesi d’anca per via mininvasiva, io effettuo circa 350 interventi all’anno, di cui una cinquantina di casi sono bilaterali simultanei. La percentuale di soddisfazione varia anche un pochino in base all’articolazione. La protesi ad anca ha un tasso di soddisfazione estremamente alto.

Qui in ArsbioMedica siamo intorno al 98% dei successi. La chirurgia protesica del ginocchio ha un tasso di soddisfazione un pochino più basso rispetto all’anca, nel senso che la maggior parte delle volte la qualità di vita migliora nettamente, ma non sempre si riesce ad ottenere l’annullamento completo del dolore.

Qualche piccolo fastidio, qualche piccolo dolore, le protesi di ginocchio possono averle in una percentuale intorno al 15%.

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