Cura diabete tipo 1

Articolo del 14/11/2025

La Giornata Mondiale del Diabete rappresenta un’occasione fondamentale per richiamare l’attenzione su una delle patologie croniche più diffuse al mondo. Oggi più che mai è importante parlare di diabete, perché la sua incidenza continua a crescere e riguarda non solo chi ne è già affetto, ma anche chi potrebbe svilupparlo in futuro. Informazione, prevenzione e diagnosi precoce restano strumenti essenziali per proteggere la salute.

Comprendere le cause del diabete, il ruolo dell’alimentazione e gli straordinari progressi della ricerca — soprattutto nel diabete di tipo 1 — significa dare alle persone strumenti concreti per gestire meglio la malattia o ridurne il rischio. In questo contesto, spiegare come lo stile di vita influenzi il diabete di tipo 2 e chiarire i falsi miti più comuni è un passo importante per aumentare la consapevolezza e migliorare la qualità di vita di molti.

Oggi approfondiamo l’argomento con il  Professor Alfonso Bellia, endocrinologo e diabetologo della Clinica Arsbiomedica.

1-Quanto incide l’alimentazione sul rischio di sviluppare diabete di tipo 2?

L’alimentazione interferisce sicuramente ma più che quest’ultima in quanto tale parlerei di sovrappeso.
Le persone che hanno un’eccedenza di peso, dovuto sia ad una vita particolarmente sedentaria o anche una dieta ipercalorica che si mantiene per molto tempo, questi sono soggetti che hanno un rischio maggiore di sviluppare diabete di tipo II. Soprattutto se hanno almeno un familiare di primo grado con il diabete di tipo II.
Se hanno quel tipo di predisposizione genetica e uno stile di vita sbagliato, può portare poi effettivamente a sviluppare questo tipo di patologia.

2-Ci sono alimenti “amici” e “nemici” della glicemia?

Uno dei luoghi comuni, spesso per esempio vengono molti pazienti dicendomi:
“ Guardi io non ho mai mangiato dolci, non mangio tanta pasta, dolci” ed io rispondo che: E io rispondo che l’origine del diabete, sia di tipo 1 che di tipo 2, è molto più complessa di quanto si pensi. Non viene semplicemente dal mangiare dolci. Nel diabete di tipo 2 entrano in gioco fattori come la familiarità, lo stile di vita e il modo in cui il corpo usa gli zuccheri. Nel diabete di tipo 1, invece, il problema nasce dal sistema immunitario, che per errore attacca le cellule che producono insulina: è un processo che non ha nulla a che fare con l’alimentazione.

Può chiarirci il ruolo dei nuovi farmaci “intelligenti” che aiutano anche a perdere peso soprattutto per i soggetti diabetici?

È importante sfatare alcuni luoghi comuni riguardanti il diabete, in particolare quelli che attribuiscono l’insorgenza della malattia a specifici alimenti. Alcuni cibi industriali o tipici dei fast food, pur essendo molto calorici e ricchi di grassi, non apportano un adeguato valore nutrizionale. Un consumo frequente di tali alimenti, caratterizzati da elevate quantità di carboidrati e lipidi, favorisce l’aumento di peso e può incrementare significativamente il rischio di sviluppare il diabete di tipo II

Professore lei si occupa anche di ricerca, può svelarci quanto è vicino il traguardo di una “cura definitiva” per il diabete di tipo 1?

Alla base del diabete di tipo I vi è una disfunzione del sistema immunitario che per questo produce per questo, produce autoanticorpi diretti contro le cellule β pancreatiche, determinandone progressivamente la distruzione e compromettendo in modo permanente la capacità dell’organismo di sintetizzare insulina.

Questo tipo di diabete colpisce i soggetti giovani e i bambini, ad oggi è possibile curarlo grazie all’uso dell’insulina.

La ricerca sta compiendo progressi significativi e oggi disponiamo di farmaci in grado di intervenire precocemente, contribuendo a rallentare la progressione del diabete di tipo I. Questi trattamenti consentono di prolungare il periodo in cui il paziente riesce a mantenere una funzione residua delle cellule β, ritardando così la necessità di ricorrere alla terapia insulinica.

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