
Articolo del 19/09/2025
Capita a tutti: dopo una corsa, un allenamento in palestra o anche solo una giornata frenetica, il respiro accelera, il cuore batte forte e ci sentiamo senza fiato. È una reazione normale: il nostro organismo sta lavorando di più per portare ossigeno ai muscoli, e bastano pochi minuti di riposo perché tutto torni regolare.
Quali sono i campanelli di allarme e quando è il caso di farsi controllare da un medico cardiologo? Quando l’affanno è solo stanchezza o un segnale da non trascurare?
Ne parliamo con il Dottor Marco Tocci, cardiologo del Centro Cardiologia della clinica
Dopo le ferie o un lungo periodo di inattività, la voglia di rimettersi in movimento è grande. Lo sport, infatti, è uno dei migliori alleati della salute. Ma prima di ripartire, è importante pensare al cuore, perché è proprio l’apparato cardiovascolare a essere maggiormente sollecitato quando torniamo ad allenarci.
Durante la pausa, muscoli e resistenza calano, e il cuore deve adattarsi di nuovo allo sforzo. Riprendere troppo bruscamente può provocare affaticamento, palpitazioni o, nei casi più a rischio, scatenare disturbi cardiaci che fino a quel momento erano silenti. Per questo la parola chiave è gradualità: meglio ricominciare con attività leggere, alternando movimento e recupero, e aumentare piano piano intensità e durata
L’affanno è sempre normale?
Ci sono alcuni momenti in cui l’affanno non è così innocuo. Se compare durante attività leggere che di solito affrontiamo senza problemi, o addirittura mentre siamo seduti o sdraiati, allora non va ignorato. Lo stesso vale se il fiato corto è accompagnato da sintomi come dolore o peso al petto, palpitazioni improvvise e irregolari, capogiri, nausea o sudorazione fredda. Anche un affanno che peggiora da sdraiati, oppure che si associa a gonfiore alle gambe e alle caviglie, può essere un campanello d’allarme importante.
La chiave sta nel distinguere tra un affanno “prevedibile”, legato allo sforzo e destinato a risolversi in poco tempo, e un affanno “fuori contesto”, improvviso, persistente o associato ad altri disturbi. Nel primo caso non c’è motivo di preoccuparsi; nel secondo è sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico per una valutazione.
Restare attivi e muoversi fa bene al cuore e alla salute in generale, ma allenarsi in sicurezza significa anche imparare ad ascoltare il corpo. Non tutti i segnali vanno presi alla leggera: riconoscerli in tempo può fare la differenza tra un semplice episodio di stanchezza e un sintomo che merita attenzione.
Quali sono i controlli preventivi?
Un aspetto spesso sottovalutato riguarda i controlli preventivi. Nei soggetti giovani e senza fattori di rischio può essere sufficiente la visita di idoneità sportiva di base, che include anamnesi, visita clinica ed elettrocardiogramma a riposo. Dopo i 40 anni, o se sono presenti condizioni come ipertensione, colesterolo alto, diabete, fumo o familiarità per malattie cardiache, è consigliabile un check-up più accurato: elettrocardiogramma sotto sforzo, esami del sangue e, se indicato dal medico, ulteriori approfondimenti cardiologici. Questi esami permettono di individuare precocemente eventuali problemi e di riprendere l’attività in sicurezza.
Ripartire con lo sport significa prendersi cura della propria salute, ma la vera prevenzione inizia dall’ascolto del cuore. Muoversi è fondamentale, purché lo si faccia con gradualità e dopo essersi accertati che tutto sia in ordine. In caso di dubbi, consultare il proprio medico o un cardiologo è sempre la scelta migliore: un passo semplice che può fare davvero la differenza.