Articolo del 04/03/2023

Oggi ricorre il World Obesity Day, la giornata mondiale per la prevenzione dell’obesità e del sovrappeso.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la metà degli adulti e quasi un terzo dei bambini del mondo sono in una condizione di sovrappeso o di obesità.

Nella sola Italia gli adulti in sovrappeso sarebbero 18 milioni e quelli obesi ben 5 milioni, cioè 1 su 10. Tra i bambini 3 su 10 sono in sovrappeso e anche tra i più piccoli 1 su 10 è obeso.

Numeri importanti, che negli ultimi anni sono aumentati costantemente e che destano preoccupazione, visto che spesso l’obesità è alla base di patologie anche gravi come quelle cardiovascolari, quelle autoimmuni, il cancro o il diabete.

La chirurgia bariatrica è uno degli step del trattamento di chi soffre di obesità: dopo un cambiamento consapevole dello stile di vita, dopo eventuali trattamenti farmacologici, con il consulto del medico – si può arrivare al momento dell’operazione chirurgica.

Approfondiamo l’argomento con il Dott. Marco D’Eletto, chirurgo in ArsBioMedica.

La prima visita: un incontro con gli specialisti

La prima visita è utile per valutare lo stato di salute del paziente e capire se effettivamente la terapia bariatrica sia la più idonea per lui.

Nel caso il paziente risulti candidabile a trattamento chirurgico, vengono predisposte ulteriori indagini (esami ematici e accertamenti radiologici o endoscopici) e visite necessarie (internistica, endocrinologica, cardiologica o pneumologica), oltre alle valutazioni dietetica e psicologica.

Nel caso in cui il paziente non fosse idoneo o non fosse necessaria la chirurgia bariatrica vengono illustrate invece eventuali alternative terapeutiche.

Ad oggi, la chirurgia – unita ad un buon stile di vita – rappresenta un approccio efficace per l’obesità grave: “oltre che sul calo ponderale (del peso corporeo) ha infatti buoni risultati anche nel portare al miglioramento o alla scomparsa di molte patologie associate come il diabete, l’ipertensione arteriosa, le apnee notturne, le artropatie, la steatosi epatica o il reflusso gastroesofageo”.

Chirurgia bariatrica: gli interventi

La chirurgia bariatrica comprende tutti quegli interventi chirurgici mirati alla riduzione del peso in chi soffre di obesità, e alla cura delle malattie a essa associate.

Sono interventi mini-invasivi, che si svolgono in laparoscopia: la laparoscopia, unita a una gestione del periodo perioperatorio moderna ed efficace, consente al paziente di beneficiare di una ripresa più veloce, una breve degenza e una riduzione del dolore post-operatorio. A seguito di un intervento di chirurgia bariatrica il paziente deve seguire un lungo percorso di follow-up, per garantire il buon esito dell’intervento attraverso il mantenimento del peso e la riduzione dei possibili effetti collaterali delle procedure bariatriche.

La chirurgia bariatrica procura in media un calo ponderale del 70% dei chili in eccesso, ma il calo può variare in relazione all’età, alla statura, al genere e alla storia clinica del paziente.

Bypass gastrico e sleeve gastrectomy: quali differenze?

Gli interventi bariatrici validati a livello internazionale sono quattro, ma due da soli (Sleeve Gastrectomy e Bypass Gastrico) rappresentano più dell’80% delle procedure.

La sleeve gastrectomy comporta una resezione verticale di una parte significativa dello stomaco. Riduce il senso di fame e aumenta la sensazione di sazietà, perciò le persone operate perdono peso perché mangiano poco, ma lo fanno spontaneamente, senza fatica. Nel lungo termine è una procedura molto ben tollerata.

Il bypass gastrico è un intervento praticato da ormai più di 50 anni. Si perde peso anche in questo caso per ridotta fame e aumentata sazietà, è associata però anche una componente di ridotto assorbimento intestinale. Il bypass gastrico trova particolare indicazione in caso di diabete tipo 2 in stadio avanzato e in caso di severo reflusso gastroesofageo.

Per quanto riguarda gli interventi ormai meno comuni, il bendaggio gastrico comporta la collocazione di un anello di silicone intorno alla parte alta dello stomaco. È un intervento a rischio minore, ma la sua poca efficacia, insieme all’alta percentuale di secondi interventi (per fallimento o per effetti collaterali) lo fanno apprezzare poco sia dai pazienti sia dai chirurghi.

Malattie cardiovascolari, insufficienza respiratoria e tumore: le conseguenze dell’obesità

Il fine della chirurgia bariatrica è duplice: perdita di peso e risoluzione o prevenzione di gravi comorbidità, a lungo termine anche fatali, che l’obesità comporta. L’eccesso di peso, infatti, è la seconda causa di morte nel nostro Paese dopo il fumo. Inoltre, l’obesità può comportare l’insorgenza di patologie come:

    • diabete mellito di tipo 2;
    • ipertensione arteriosa;
    • aumento di colesterolo e trigliceridi nel sangue
    • apnee notturne.

Questi disturbi, sia singolarmente sia uniti e potenziandosi uno con l’altro, possono essere causa di infarto, ictus ed embolia polmonare.

L’obesità è anche fattore di rischio per l’insufficienza respiratoria, l’osteoartrite e tumori come quelli della mammella, dell’utero, del colon, del pancreas e del fegato.

Chirurgia bariatrica: quando fare l’intervento?

La chirurgia bariatrica è un’opzione indicata per tutte le persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni, affette da obesità di secondo grado (indice di massa corporea o BMI uguale o superiore a 35) con malattie associate, come il diabete di tipo 2, l’ipertensione arteriosa, le apnee notturne, la dislipidemia, l’osteoartrite o pregressi eventi cardiovascolari, oppure  di terzo grado (indice di massa corporea o BMI uguale o superiore a 40) anche senza malattie associate.

Per chi avesse dubbi sul proprio indice di massa corporea, questo si calcola dividendo il peso in chili per la statura in metri elevata al quadrato: per fare un esempio, un soggetto che pesi 120 kg e sia alto 1,7 m, avrà un BMI di 41,5 (120 / 1,702). Ma se si nutrissero dei dubbi su Internet si possono trovare facilmente calcolatori automatici di BMI.

Esistono anche delle controindicazioni: la chirurgia bariatrica non può essere applicata in assenza di precedenti tentativi conservativi (dieta seguita da specialista), e in caso di impossibilità a collaborare nel follow-up per la migliore riuscita dell’intervento: gli interventi bariatrici non sono quindi consigliati a chi soffra di alcolismo, tossicodipendenza, bulimia nervosa o psicosi scompensata.

Una visione del paziente a 360°

“La nostra forza è essere un team multidisciplinare che permette di trattare e curare il paziente sotto diversi punti di vista: spiega il medico.

I risultati ottenuti dimostrano che il trattamento chirurgico ha una maggiore efficacia a lungo termine se supportato a livello psicologico, dietologico e endocrinologico –aggiunge lo specialista–, sia nella fase di scelta del percorso chirurgico che in quella di follow-up successiva all’intervento. Il lavoro in team permette una visione del paziente a 360°, l’interazione delle diverse competenze e una fondamentale sincronia nella scelta del metodo”, conclude il medico.

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