pazienti fragili

Articolo del 22/05/2025

Il paziente fragile nella sua complessità di solito non presenta un’unica patologia, ma i pazienti sopra i 65 anni, presentano in oltre il 90% dei casi, più di due o tre patologie croniche, tra cui l’ipertensione, il diabete, la dislipidemia, l’osteoporosi, l’osteoporosi e anche l’obesità e le complicanze correlate.

Il paziente va inquadrato in un modo olistico e complessivo e la gestione delle cronicità si basa proprio sulla capacità di poter valutare l’interazione di tutte queste condizioni nel determinare la complessità della gestione del paziente.


Cosa si intende per comorbidità? Quali sono le tipologie di comorbidità più frequenti?

Ne parliamo con il professor Luigi Petramala, professore di medicina interna della clinica Arsbiomedica, si occupa della gestione delle principali patologie cronico-degenerative, ipertensione, diabete, sindrome apnea ostruttiva notturna, sindrome metabolica, osteoporosi.

Per comorbidità, si intende la presenza contemporanea di più patologie cronico-degenerative, ipertensione, il diabete, il colesterolo, l’obesità, l’artrosi e l’osteoporosi. La fragilità, invece, è un concetto che riguarda non solo la presenza di diverse patologie, ma anche la gestione clinica di queste patologie. Spesso la fragilità è data anche da alcuni dati sociali, assistenziali, non solo dalla presenza di singole patologie.

Quindi il nostro obiettivo è quello di una valutazione complessiva del paziente nella sua interezza e quindi nella sua fragilità. Quando parliamo di pazienti oltre 65 anni, è la normalità incontrarle le policomorbidità.
Però questa condizione è possibile e frequente anche nell’età più giovanile, dai 50 anni.

Lo screening e la gestione delle cronicità deve essere più presente, soprattutto in un’età più giovanile, con la prevenzione primaria che secondaria, verso i 50 anni, proprio per prevedere e prevenire le complicanze che poi necessariamente si presentano a distanza.

Qual è l’approccio della clinica a questo tipo di patologie?

Il nostro approccio a queste patologie è multidisciplinare.
L’approccio più corretto per la gestione delle cronicità è quello multidisciplinare: il regista di tutto è l’internista, ma ci avvaliamo di diverse figure specialistiche, come per esempio il radiologo, sia per quanto riguarda le diverse specialità cliniche.
Il paziente che ha policomorbidità è un paziente altamente fragile, ma la corretta gestione può essere assicurata da una visione d’insieme di questo paziente.

Spesso il paziente si trova a dover girare tra mille specialisti senza avere un coordinamento dell’attività diagnostica terapeutica. Noi medici internisti abbiamo il compito di coordinare tutte le diverse figure specialistiche e riassumere le complessità e le priorità del paziente, sia nella cronicità che nell’acuzia.
Il nostro team della clinica Arsbiomedica è in grado di gestire il paziente fragile anche a distanza.

Grazie all’utilizzo di alcuni device a distanza, ci consentono ad esempio di monitorizzare alcuni parametri vitali fondamentali. Abbiamo dei device, ad esempio, per il controllo della glicemia, controlli pressori, controlli elettrocardiografici, della saturazione, per poter garantire una dimissione in totale sicurezza e una valutazione a distanza del paziente e dei suoi parametri vitali.

Quanto è importante la comunicazione con i parenti del paziente?


La gestione delle cronicità si basa sul principio del paziente informato e soprattutto del parente informato è un paziente, è un parente che riescono a garantire quanto più l’occhio lungo del medico.

I parenti e i pazienti devono saper essere informati nella gestione delle cronicità. Ovviamente ogni paziente ha dei limiti e dei parametri che devono essere attenzionati, ma l’interazione medico-paziente è fondamentale per poter attivare dei campanelli d’allarme, che non necessariamente si giustificano, si concretizzano in un ricovero, ma magari in una modificazione della terapia farmacologica ad una alimentazione equilibrata.
La visione complessivo-olistica del presente è fondamentale e la complessità si deve gestire nella prevenzione non solo primaria, ma anche con i pazienti che hanno delle complicanze, quindi nella prevenzione secondaria o anche terziaria, perché dobbiamo assicurare una migliore qualità della vita a qualsiasi paziente che presenta un po’ di comorbidità.

Solo grazie alla visione d’insieme, il team di medicini internisti della Clinica Arsbiomedica può garantire la sicurezza e attenzione del paziente, non sostituendo i diversi professionisti, ma coordinando le diverse figure specialistiche, grazie all’approccio multidisciplinare.

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