Articolo del 09/06/2023

Il tumore alla prostata rappresenta la forma di cancro più frequente negli uomini e si colloca al quinto posto tra le cause di decesso per tumore maschile. In Italia è attualmente il tumore più frequente e rappresenta oltre il 20% di tutti i cancri diagnosticati a partire dai 50 anni di età.

La diagnosi precoce di questa forma di tumore è un passo fondamentale per migliorare le possibilità di trattamento e di guarigione.

Approfondiamo l’argomento con il Dott. Barrese, urologo in arsbiomedica.

Tumore alla prostata: di cosa si tratta

Si tratta di una patologia che origina da cellule presenti all’interno della ghiandola prostatica, che iniziano a proliferare in modo incontrollato. Questa ghiandola è un organo esclusivo degli uomini situata di fronte al retto, ed è responsabile della produzione di parte del liquido seminale rilasciato durante l’eiaculazione.

Le dimensioni normali della prostata sono simili a quelle di una noce, ma possono aumentare con l’età o a causa di patologie come l’iperplasia prostatica benigna (IPB), che può causare problemi urinari. Inoltre, la crescita e la funzione della prostata sono influenzate dagli ormoni maschili, in particolare dal testosterone.

Fattori di rischio

La probabilità di contrarre questa malattia aumenta notevolmente dopo i 50 anni, e circa due terzi dei casi si verificano negli uomini di età superiore ai 65 anni.

Familiarità: Se si ha un parente stretto affetto da questa malattia, il rischio di sviluppare il tumore della prostata è raddoppiato rispetto a chi non ha antecedenti familiari di questa patologia.

Inoltre, è plausibile supporre che le patologie infiammatorie della prostata, come la prostatite cronica o ricorrente, possano causare danni cellulari e aumentare la probabilità di sviluppare il tumore della prostata, anche se il meccanismo preciso non è ancora completamente compreso.

Da non trascurare sono anche alcuni fattori legati allo stile di vita, che rivestono un’importanza non meno significativa dei fattori sopra menzionati. Il fumo, una dieta ricca di grassi animali e carente di frutta e verdura, l’obesità e l’inattività fisica possono contribuire all’insorgenza e alla crescita del tumore prostatico.

L’importanza della diagnosi precoce

Sottoporsi a controlli urologici periodici è fondamentale per la diagnosi precoce e il trattamento. Un intervento tempestivo può aumentare significativamente le possibilità di cura e ridurre i rischi associati a un cancro avanzato. Pertanto, è importante che gli uomini discutano con il loro medico dell’opportunità di sottoporsi a esami urologici periodici, soprattutto se hanno fattori di rischio noti o se sono in una determinata fascia d’età.

Dopo aver raggiunto i 45 anni, sarebbe consigliabile sottoporsi a un esame del Psa ogni anno e programmare una visita con l’urologo ogni due anni. Il Psa è una sostanza presente nel sangue degli uomini, prodotta dalla prostata. È sufficiente effettuare un prelievo di sangue per valutare se ci siano anomalie.

Come avviene la diagnosi del tumore della prostata

L’anamnesi rappresenta il primo e cruciale passo per ottenere una corretta valutazione del paziente. Consiste nella raccolta dei sintomi e nella storia clinica del paziente e dei suoi familiari.

L’esame digito-rettale, a volte, permette attraverso la palpazione di individuare eventuali noduli nella prostata.

Il dosaggio del PSA è un test semplice e non invasivo che richiede un prelievo di sangue di routine. Il PSA è un enzima che contribuisce a mantenere la corretta viscosità dello sperma ed è prodotto dalla ghiandola prostatica. Il suo aumento può indicare problemi alla prostata, ma non specifica la causa: infiammazione, iperplasia o cancro. La diagnosi corretta richiede un’analisi dei dati clinici e dell’anamnesi del paziente.

La biopsia prostatica fusion è essenziale quando ci sono sospetti durante l’esame specialistico o alterazioni nei livelli di PSA. È l’unico test che può confermare con certezza la presenza di cellule tumorali. Questa procedura ambulatoriale, eseguita con anestesia locale, coinvolge una sola puntura nel perineo (l’area tra i testicoli e l’ano) per prelevare piccoli campioni di tessuto prostatico che vengono poi analizzati al microscopio per rilevare o escludere la presenza di cellule cancerose.

Innovazione in Arsbiomedica con la biopsia prostatica fusion

In arsbiomedica è disponibile una tecnica avanzata di biopsia prostatica nota come “biopsia in fusione”, che offre un approccio ancora più mirato e preciso rispetto alla biopsia standard, mantenendo allo stesso tempo un livello di invasività inferiore. Questa tecnica sfrutta un software che combina le immagini ottenute da ecografia e risonanza magnetica, eseguite precedentemente.

La biopsia prostatica in fusione di immagini è una procedura mirata eseguita specificamente nelle aree sospette segnalate dalla Risonanza Magnetica Multiparametrica. In pratica, le informazioni ottenute dalla risonanza magnetica vengono sovrapposte sull’immagine ecografica tridimensionale, consentendo una precisione eccezionale. Diversamente dalla biopsia standard, in cui le immagini ecografiche non rivelano chiaramente le aree sospette, vengono prelevati campioni di tessuto in modo casuale, la biopsia in fusione permette di utilizzare l’accuratezza delle immagini della risonanza magnetica per identificare e campionare solo le aree sospette, anche se di dimensioni ridotte, riducendo così il numero di prelievi necessari. Questo approccio massimizza l’efficacia e la rapidità nella diagnosi del cancro alla prostata, riducendo al minimo la necessità di biopsie multiple. Inoltre, ciò aumenta la probabilità di individuare tumori più aggressivi e riduce il rischio di diagnosticare tumori a crescita più lenta.

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